Claudio Giuliano
Ciao a tutti….
La mia terza Ultacycling Dolomitica non è andata come speravo causa una caduta nella discesa del Passo Manghen.
Che non mi ha permesso di proseguire in sicurezza per problemi alla spalla sinistra….
Detto questo questa edizione mi rimarrà comunque nel cuore come le due edizioni precedenti a cui ho partecipato….
Tornare dopo un anno rivedere quelle persone dello staff con cui mantieni rapporti per un anno solo tramite i social e altri concorrenti che segui nei loro allenamenti sulle strade di mezza Europa e ti sembra di vedere persone che incontri tutti i giorni…..
Lo staff è riuscito a creare un clima di amicizia tra tutti gli atleti e organizzatori….
Grazie per tutto……
Claudio ciao….
Marco Bozzolan
Ciao Roberto, Fabio e tutto lo staff di Ultracycling Dolomitica.
Quest’anno funesto sportivamente e non solo ha visto la vostra manifestazione come una nuova alba per quanto riguarda lo sport che amiamo.. quel ciclismo di endurance che è molto distante dall’agonismo esasperato delle GF o dei circuiti ai quali anch’io come tanti ho partecipato negli scorsi anni.
Beh.. quest’anno (per me il secondo) è stato un piacevole ritorno alla Dolomitica 380 (la gara regina mi manca troppo ma causa lavoro non posso avere il venerdì quindi rimarrà un sogno..), comunque sebbene abbia perso qualche posizione da Barcis sino all’arrivo sono soddisfatto per aver ridotto di oltre un’ora e mezza il tempo dello scorso anno, ma oltre a questo è stata un’altra esperienza straordinaria per aver trovato un meteo un po’ ballerino fresco e piovoso di notte quanto caldo asfissiante nel pomeriggio. Eppure anche quest’anno che per me non doveva esserci la possibilità di partecipare causa lavoro, si è aperto uno spiraglio al penultimo giorno di iscrizione così ho risposto al richiamo.. terminato il lavoro nel pomeriggio sono partito alla volta di Sarmede per ritiro veloce gps, sacche ricontrollo di rito e via allo start. È dura fare sempre le corse a differenza di altri che fortunatamente per loro possono già arrivare alla partenza ore o un giorno prima ma io so che o così o non posso neppure partecipare..
Ma ogni volta che vivo esperienza come quelle della Dolomitica 380 con un San Boldo in notturna sempre magico, o un Fedaia fresco ma da perdere il fiato con quella luna a specchio sul lago o ancora il trittico Sella-Gardena-Campolongo dalle montagne imponenti quasi a osservare dall’alto delle guglie questi piccoli e strani ciclisti, o il terribile Piancavallo dal lago di Barcis, sembra finita perché è l’ultima salita ma sono 14 chilometri mai banali che arrivano quando gambe fatica sono già presenti, ecco allora che rimangono testa e cuore per scalare l’ultimo passo e volare in picchiata verso Sarmede.. il paese delle fiabe.. il paese dove è lecito sognare.. il paese di Ultracycling Dolomitica!
Complimenti a tutto lo staff per l’organizzazione impeccabile, per i controlli lungo il percorso e per la disponibilità, a me e non solo credo è mancato il momento di ritrovo e condivisione delle esperienze vissute che usualmente avveniva la domenica a pranzo ma capisco che non si poteva fare altro quest’anno con il Covid-19. Siete stati eccezionali come sempre!!
Un saluto dal polesano Marco Bozzolan del G.C. Tassina di Rovigo
Alla prossima!
Sabine Willgosh
Hi Roberto,
first I want to thank you and your staff for organizing this wonderful event in this difficult time. I can imagine which hard work it was.
And only a person like you with your immense passion and enthusiasm can succeed. So furtheron your optimism and positivity can infect all people that work with you and this also comes over to the participants.
As you know this race – Dolomitica180 – was the first race since my crash in 2019. So naturally I was very happy to do it. Unfortunately I had some problems during the race and I could not enjoy it as much as I wanted. But looking back I am satisfied that I could finish. I like the course very much. It`s perfect for beginners and I recommend it to everybody who wants to make first experiences in self-supported races.
Big hug and see you soon
Lorenzo Panaccio
Ciao a tutto lo staff di Ultracycling Dolomitica,
aspettavo davvero tanto che arrivasse lo start day, una prima esperienza per me in Dolomitica 380 self supported, che ha alzato comunque l’asticella rispetto agli standard, ed era un passaggio intermedio che mi sentivo di fare prima di passare ad un’impresa più impegnativa, per quando sarà!!
Un gran lavoro di tutto lo staff, con tutte le difficoltà immagino, vista la situazione che stavamo superando, e che ci ha permesso di viverla a pieno questa nuova esperienza!! Preparata al meglio e con la consapevolezza di ciò che sarebbe stata, sono riuscito ad affrontarla “Passo dopo Passo”, in primis superando la magia della notte, che tanto aspettavo, stando attento a moderare gli sforzi ed a gestire alimentazione ed integrazione con cadenza, e questo alla fine ha pagato!!
Il percorso attraverso le Dolomiti, il passaggio sulla diga del Vajont dove non ero mai stato, hanno reso questo “viaggio” ancora più incredibile, in testa c’erano tutte le condizioni per pedalare attraverso tutte le difficoltà che la strada poneva, è un qualcosa che ti mette a dura prova, ed è vero che “IF YOU CAN HOLD ON…..HOLD ON!!”, perché poi il risultato arriva!!
È stato un piacere conoscervi, Roberto tu con il tuo
staff siete instancabili perché oltre a tanta passione che avete ci mettete tanta voglia a trasmettere questa disciplina, che secondo me negli ultimi tempi sta crescendo!! Sono contento per come é andato tutto, e sono sicuro che sarà un arrivederci.
Un saluto.
Lorenzo Panaccio
Giacomo Ori
La Ultracycling Dolomitica per me è stata veramente qualcosa di magico! L’atmosfera è stata fantastica dall’inizio, l’organizzazione impeccabile già dal ritiro pacco gara, ed avere Fabio Biasiolo a controllare la bicicletta prima della partenza è stato per me un grande onore. Giovedì sera cena con Valerio Zamboni e il suo team. Ma in quale sport è possibile che un amatore possa avvicinare in questo modo delle vere e proprie leggende?!? Come ho detto alla partenza, l’Ultracycling è una grande famiglia, probabilmente perché siamo tutti accomunati da una grande passione e dalla consapevolezza dei sacrifici che affrontiamo, la competizione è sempre sana ed il rispetto per l’avversario non manca mai.
La gara è dura, veramente dura. Ma i paesaggi sono mozzafiato! Ed i passi dolomitici in notturna, sotto la luna piena, non li dimenticherò mai. Alla prossima edizione!
Giacomo
Ivan Anastasi
Ciao Roberto,
Questa è stata la mia prima esperienza nell’ultra Endurance, ed è stata una rivelazione per me.
È (soprattutto) una gara con te stesso, nella quale impari a conoscerti, inizi a capire quando puoi spingere, quando hai bisogno di fermarti e quando il tuo corpo sta bene, anche se la tua testa ti dice di no.
Ma non è solo questo, se no basterebbe mettersi in sella e fare lo stesso giro in un altro giorno… È molto di più!
È trovare una famiglia nella quale tutti hanno una sfrenata passione per la bici e la bellezza della natura e si sostengono a vicenda per arrivare in fondo.
È sentire il grande supporto degli organizzatori, che fanno sentire anche i “self supported” come dei pro, con tanto di carovana al seguito e supporto morale e meccanico.
È arrivare in fondo, distrutto, ma con la certezza di ritrovare quella famiglia pronta a festeggiare con te per quello che hai appena fatto.
È qualcosa che ti cambia profondamente e che senti il dovere di diffondere, per fare allargare questa fantastica famiglia!
Grazie ancora!
Pierluigi Carapelli
“Chiudi gli occhi.
Ne ripercorri mentalmente il profilo e la sequenza un’altra volta. Sono lunghe. Sono cattive.
Sono 11 salite. Sono la tua sfida di oggi.
Fisicamente non sei mai pronto ad uno sforzo del genere, le variabili che subentrano in 20 ore di pedalata sono tantissime, mai hai la certezza di arrivare in fondo.
Mentalmente devi “riprogrammarti”, devi “pensare lontano” ma non troppo, devi affrontarne una per volta sapendo cosa ti aspetta dopo, devi darti una linea di passo da tenere, devi trattenerti sapendo che la crisi può arrivare in ogni momento.
Devi liberarti la mente. Devi divertirti.
Riapri gli occhi.
Agganci i pedali e parti. Tutto verrà da sé.”
Ciao Roberto,
la mia Dolomitica la riassumo in poche ma intense parole.
A presto.
Mario Favini
Mario Favini Blog
Le cose che si fanno attendere per tanto tempo hanno un sapore speciale, quando riesci a raggiungerle. Nel 2015, quando avevo appena ripreso ad andare in bici e non avevo ancora partecipato nemmeno a una cicloturistica, avevo scoperto che esistevano gare lunghe, lunghissime, in cui la testa conta forse più delle gambe. Gare che diventano viaggi spirituali, che ti fanno superare i tuoi limiti. Parole usate ed abusate, queste, ma le sensazioni che mi evocava la Race Across Italy di quell’anno, mentre la seguivo in diretta sul PC, giorno e notte, per me erano qualcosa di nuovo, di elettrizzante. Istintivamente sapevo che quella era la mia strada. Non era l’epicità dell’impresa ad attirarmi, non era l’idea di fare qualcosa di speciale: era un bisogno fisico, primordiale e del tutto irrazionale che, ancora oggi, non sono in grado di descrivere.
Il lavoro era tanto, in quegli anni, il tempo libero poco, così ho pensato di ripiegare sulle granfondo, per qualche tempo, e di farmi un po’ le gambe con le classiche gare amatoriali. Poi è arrivato l’anno scorso, io e Silvia abbiamo cambiato vita, e mi sono messo immediatamente all’opera non per realizzare un sogno, perché non sono un sognatore, ma per soddisfare quello che, per me, era un bisogno primario.
Lo scorso week-end è arrivato il grande giorno: alla partenza della
Dolomitica 380 ero emozionato, certo, ma non teso, perché mi sentivo al mio posto, mi sentivo me stesso come non mai. Sapevo che ritmo mantenere, avevo pianificato le pause, l’alimentazione, l’abbigliamento, le luci da usare in salita e in discesa, così gli 11 passi dolomitici si sono succeduti uno dopo l’altro, i km si sono accumulati fino a quota 395, fino all’arrivo.
Non avevo pianificato tutto, però: l’alba sul Fedaia, l’azzurro abbagliante del Lago di Barcis, l’atmosfera bellissima tra noi partecipanti, con i team degli atleti supported che ti offrono una Coca-Cola e tutti che ti chiedono come va, se hai bisogno qualcosa. Non avevo previsto di partire per ultimo e di recuperare posizioni su posizioni, fino al quinto posto assoluto. Non avevo previsto di sfiorare il podio tra i self-supported, e di chiudere la gara in 20 ore e 25 minuti.
Non è stata solo una gara, questa: per me è stato un rito di passaggio. Non sono più quello di prima, dopo aver scalato quelle montagne, perché esperienze come questa ti cambiano: tirano fuori dei lati nascosti della tua mente, scavano in profondità nel tuo subconscio. Riportano a galla istinti sopiti e ancestrali, sensazioni dimenticate: tutte cose di cui, non so voi, ma io ho un bisogno assoluto. Tutte cose di cui non posso più fare a meno.